Mercoledì 8 Luglio 2015

Ieri sera uscita in bici da crono, 15 salite, test su ritmo medio, ho verificato la velocità che posso mantenere attualmente, a una determinata frequenza cardiaca, divisi un due step :

Il primo, a bassa frequenza, cioè con 120 battiti posso tenere un ritmo di 100 pedalate al minuto e una velocità che oscilla da 36-37 all'ora; 
secondo step, porto i battiti a 140 la velocità aumenta intorno ai 42-43 all'ora con 90 pedalate al minuto, qui il dispendio energetico aumenta, ma comunque riesco a mantenere il ritmo, il problema è che spingendo sopra i 40 all'ora, quando scendo dalla bici non riesco a correre bene.
Le cose cambiano se utilizzo la bici da corsa, se sto nella prima fascia di battiti la media è 35 all'ora e nella seconda sono sui 40 all'ora ma qui,sono sempre in spinta, ho bisogno di continui rilanci per mantenere il ritmo; il vantaggio dell'utilizzo della crono è, che mantenere un determinato ritmo, non devo sforzare la gamba e il dispendio energetico è minore, lo svantaggio è nella corsa, in quanto il rapporto, la posizione e il lavoro del muscolo è più "rotondo", completo, questo comporta, che quando scendo e inizio a correre, senti le gambe imballate, non ho ancora l'adattamento specifico per correre bene quando uso la crono; con la bici da corsa, spendo più energie a mantenere il ritmo, ma quando scendo sono più sciolto... quindi quale mezzo usare???? Solo il tempo e l'allenamento me lo dirà, ora non sono ancora in grado di scegliere.
Guardate questa foto, prima dell'inizio del Tour, sono uno più magro del'altro, quanti sacrifici dietro a uno sport così duro...




Ieri tappa con il pavè d'affrontare, dove ci si aspettava un'altra impresa di Nibali, come l'anno scorso, quest'anno ci ha provato per ben 2 volte ad andare via, ma non ci è riuscito, la quarta tappa è stata vinta da Tony Martin, ben lunga 223,5 km, la più lunga del Tour: sette settori di pavé per 13,3 km complessivi sulle pietre, con quelli più tosti raggruppati negli ultimi 46 km. Ma nonostante i ripetuti attacchi, non è stato il pavé a decidere quest'anno la tappa, che si è svolta quasi totalmente all'asciutto. Decisivo è stato l'affondo di Martin sull'asfalto a 3,3 km dall'arrivo, che ha sorpreso il gruppo in cui c'erano, tra gli altri, Nibali, Froome, Contador, Quintana, Van Garderen e Gallopin. Il tedesco della Etixx Quick Step ha fatto valere le sue doti di cronoman e sul traguardo di Cambrai ha preceduto il gruppo di 3”, con John Degenkolb secondo e Peter Sagan terzo. Tony Martin, ha vinto con la bicicletta di Matteo Trentin, infatti a 16 km dall'arrivo ha forato e ha dovuto fare un cambio volante con il compagno di squadra. E poi è riuscito a rientrare sul gruppo di testa, a fronte di uno sforzo immane, prima di conquistare tappa e maglia. Per lui è il quinto successo al Tour. Ma è la prima volta che indossa la maglia gialla, strappata a Chris Froome che lo precedeva in classifica di un solo secondo.


Nibali è stato il più aggressivo sulle pietre. Ha testato gli avversari nel settore di pavé numero 5 , insieme al compagno di squadra Boom, con Stybar e Vanmarcke in scia. 
Si è ripetuto nel settore numero 3 prendendo anche qualche rischio in un tentativo di sorpasso ai danni di Tony Gallopin. E nell’ultimo ci ha provato di nuovo. Alla fine, non a caso, ha vinto il premio della combattività. Nei settori di pavé sono sempre rimasti nel gruppo dei migliori anche gli altri big della classifica Nairo Quintana, Alberto Contador e Chris Froome, quest’ultimo particolarmente efficace soprattutto nel finale. Sono tutti arrivati nel gruppo a 3" dal vincitore insieme anche a Gallopin e Tejay Van Garderen. Giornata da dimenticare per Thibaut Pinot , terzo lo scorso anno a Parigi, che a causa di un problema alla bici accusato nell'ultimo tratto di pavé, mentre era nel gruppo di testa, è poi arrivato al traguardo 68esimo con 3'23" di ritardo.

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