Martedì 21 Aprile 2015

Sabato all'ultimo momento abbiamo deciso di non fare il Ghisallo come era previsto, verrà riproposto settimana prossima  con la partecipazione di più gente, così si è optato per un duro giro di 145km con tre salite la Nasca, il S.Michele, e Sette Termini, alla fine 2000 metri di dislivello complessivo e gambe messe alla frusta.  Diciamo che non ero riposato per affrontare questo giro e già i primi 60km si capiva come sarebbe stato.  Infatti da Sesto Calende a Laveno, il vento contro e la strada non ti permettono di pedalare  in scioltezza e arrivare riposati con le gambe calde ai piedi della salita.
La prima salita che abbiamo affrontato è la Nasca, per poi prendere una deviazione e salire al San Michele.
Dopo una lunga discesa, subito ancora salita da Garantola - Sette Termini.
Mi sentivo stanco e le gambe erano piene e ho cercato di tenere un ritmo regolare senza spingere, cercando di scollinare quanto prima.

Durante la discesa si è messo a piovere e ho preso freddo, ma il ritorno dalla Val Ganna mi ha permesso di cambiare il ritmo e risvegliare un po' le gambe. 






Invece domenica non potevo mancare  alla Stravizzola, organizzata da noi, ho fatto il trail da 10km, l'intenzione, viste le condizioni delle gambe non era di tirare la gara, ma gli eventi durante la competizione si sono evoluti trovandomi  nel gruppetto dei primi 10 a metà gara, da qui sono andato in leggera progressione recuperando diverse posizioni e chiudendo al secondo posto.



Lunedì e oggi le gambe sono doloranti, ma devo tenere duro, ormai sono le ultime settimane di carico e poi il volume di lavoro calerà andando in "super-compensazione" per cercare di arrivare al meglio alla nove colli.

Ieri sera ho dovuto ancora lavorare, saltando il corso coach Luciano, hanno fatto:

300 Riscaldamento
6x75 (25 solo gambe + 25 esercizio + 25 completo)
6x50 misti
400 pull con boccaglio
6x50 (1 ripartenza 40" + 1 ripartenza 45")
400 pull con boccaglio
3x100 ripartenza 1':45"
400 pull con boccaglio

Grande novità si prospetta nel mondo professionistico di ciclismo. L'Uci dà il via ai freni a disco.
Ecco i pro e i contro
Via alla sperimentazione ad agosto. Se tutto ok saranno autorizzati nel World Tour dal 2017. Ecco tutto quello che c'è da sapere

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Via libera alla sperimentazione dei freni a disco nelle gare dei pro'. L'Uci, l'unione ciclistica internazionale, e la Wfsgi, la federazione mondiale dell'industria per lo sport, hanno dato la luce verde all'uso nelle corse strada. La sperimentazione si svolgerà durante la stagione 2015, tra agosto e settembre, in due gare in cui i team avranno la possibilità di utilizzare i freni a disco. La sperimentazione proseguirà nel 2016 in tutti gli eventi del calendario Uci. Se l'esperienza sarà soddisfacente, i dischi saranno introdotti ufficialmente nel World Tour 2017. "I freni a disco sono usati da circa un decennio nella mountain bike e negli ultimi due anni nel ciclocross. La loro introduzione sulla strada deve essere seguita attentamente insieme a tutti i diretti interessati. Questo passo è parte del desiderio dell'Uci di incoraggiare l'innovazione" ha detto il presidente dell'Uci Brian Cookson.

PREGI E DIFETTI — Ma servono i freni a disco sulle bici da corsa? E quali potrebbero essere i pro e i contro? Il grande vantaggio dei dischi è che frenano bene sempre, anche in caso di pioggia o bagnato. Con i caliper (i freni classici da strada) e le ruote in carbonio, invece, quando piove c’è da farsi il segno della croce e pregare. La frenata con i dischi è anche molto più modulabile e consente una staccata ritardata, cioè si frena dopo. Questo alle alte velocità in discesa porta un grande guadagno di secondi. Il primo problema è che poi questi freni li avranno tutti, quindi si torna alla pari, con tutti che ritarderanno la staccata con conseguente aumento dei rischi.

MTB, UN MONDO DIVERSO — E veniamo al paragone fatto dal presidente Cookson con la mountain bike, dove i dischi sono ormai su tutte le bici di alta gamma. Il problema è che nelle mtb le cadute sono quasi tutte individuali. Nelle gare su strada, invece, è l’esatto contrario: quasi mai cade un corridore solo. Anzi, spesso si assiste a vere e proprie ammucchiate. E i dischi, dallo spessore di pochissimi millimetri, tagliano come lame di un’affettatrice. L’ipotesi di un carter di protezione è stata al momento accantonata.


IL CAMBIO RUOTA — Esiste anche un problema minore, ma molto importante nelle gare dei pro’, quello del tempo di sostituzione di una ruota in caso di foratura. Operazione che, per forza di caso, è più lenta di quella attuale. Si tratta di allentare il perno, togliere la ruota e rimetterla centrando alla perfezione il disco in mezzo alle ganasce. Se un meccanico è bravo, è stato studiato, servono 15-20 secondi in più di oggi. Che il corridore recupererebbe, a scapito della sicurezza, facendo dietro macchina tra le ammiraglie.

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