Venerdì 27 Marzo 2020 - Runners e caccia alle streghe : problema di etica o scarsa lucidità?
So benissimo che scrivendo queste righe solleverò un polverone di critiche infinite ma credo sia giusto in questo clima di confusione, paura e rabbia fare chiarezza su alcuni punti fondamentali.
I numeri sempre crescenti dei contagi e la confusa e spesso forviante informazione ci hanno messo nel centro del mirino a causa delle nostre abitudini sportive, delle corse all’aperto e per alcuni ( me compresa) delle passeggiate con il cane.
Accusati di poco rispetto, etica e senso civico, insultati, messi alla gogna, fotografati e postati sui social come fossimo degli assassini, vittime a mio parere, di atti di poca civiltà e decisamente scarsa lucidità. Comprendo che in un una situazione come quella che stiamo vivendo essere uniti, previdenti e fare sacrifici sia fondamentale per il bene comune, ma una caccia alle streghe ( o meglio ai runners) come quella a cui sto assistendo mi sembra paradossale.

Non dico che chi corre all’aperto( o passeggia con il cane) sia immune al contagio o dal contagiare ( siamo tutti a rischio ) ma credo molto più probabile che lo stesso soggetto possa essere più pericoloso o in pericolo recandosi al supermercato a fare la spesa ( dove la mascherina non è obbligatoria e dove spesso le persone non rispettano le distanze di sicurezza fra le corsie) , e più plausibile che il contagio si diffonda maggiormente fra coloro che si trovano al supermercato, che ogni giorno si recano a lavorare, prendono i mezzi pubblici, e cosi via..
E credo altresì sia molto più’ pericoloso permettere a persone residenti nelle provincie di Bergamo e Brescia ( anche se asintomatici) di recarsi fuori dalle provincie stesse per lavoro ed altre esigenze piuttosto che permettere alle persone che vivono in provincia di correre o passeggiare “individualmente” nei boschi.

Sento spesso dire : “tutti stiamo facendo sacrifici, non vedo perché non li possano fare anche gli sportivi, rinunciando alla loro corsetta e restando in casa come tutti noi”
Concetto di per se corretto ma riduttivo: gli sportivi sono obbligati a rispettare le norme come tutti gli altri, senza eccezioni, e come tutti gli altri si” sacrificano” restando a casa. Ma cosa ne può sapere chi non pratica sport dell’ulteriore sacrificio che sta dietro al non poter praticare il proprio sport giornalmente?

Il senso civico è un concetto individuale non di categoria. Spero sia chiaro! Io vivo in un piccolo paesino lombardo, in provincia di Varese, da sempre porto i miei cani nei boschi vicino a casa e da sempre faccio sport all’aria aperta, tra cui equitazione e corsa. Quotidianamente. Nemmeno nei giorni più caldi di primavera o nelle serate estive credo di avere incontrato più di 10 persone in ciclabile e men che meno nei boschi. Per non parlare durante gli allenamenti a cavallo dove in campo non siamo mai più di otto atleti e dove, per la tipologia stessa dello sport , è garantita una distanza di oltre un metro uno d’altro. Eppure oggi mi è tutto proibito! Alla stessa stregua di chi vive in grandi città!

Ma l’equitazione, ancor più del ciclismo, è uno sport ad alto rischio infortuni e la sua pratica è stata fra le prime ad essere proibite ( anche se le statistiche dichiarano essere più numerosi gli infortuni a casa che durante gli sport individuali all’aria aperta) seguita dal divieto assoluto di recarsi a vedere l’animale al fine di evitare assembramenti . Avete idea di che cosa significhi per chi vive ogni giorno a stretto contatto con un animale??
Ad ognuno di noi sportivi è stato chiesto di fare rinunce e sacrifici, più o meno grandi, per cui smettiamola con i sorrisetti soddisfatti di chi sente di aver vinto una battaglia nell’ aver visto proibirci la pratica dei nostri sport, anche se svolti in condizioni di sicurezza.
E smettiamola di paragonare coloro che corrono nel parchetto o nei boschi di paese, a coloro che corrono in gruppo nei parchi delle grandi città. O chi porta il cane a fare la corsetta nel bosco sopra casa a chi lo usa come mezzo per uscire più e più volte.

Perché oltre allo scattare foto a chi vediamo correre e camminare in strada non lo facciamo anche a chi entra in un supermercato 3 volte in un giorno e non rispetta le distanze?
E potrei continuare all’infinito ma come ho detto prima “Il senso civico è un concetto individuale non di categoria”
Cosa succederebbe se tutti gli sportivi si mettessero a pattugliare supermercati, strade, tabaccai ecc. in cerca di trasgressori? Ed a puntare il dito addosso ad ognuno di loro?? Ha davvero senso questo accanimento??
Credo non sia il momento di una guerra di categoria ma ora più che mai un momento di aggregazione e buon senso. Un momento di riflessione e rispetto generale.
E credo che ognuno di noi sia in grado di comprenderne l’importanza e la differenza.
Monica Visconti
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